Allarme legionella protagonista di un convegno a Milano

Parola d'ordine: prevenzione, sin dalla progettazione degli ospedali.

Allarme legionella protagonista di un convegno a Milano
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La legionella è un batterio pericoloso soprattutto perché si nasconde molto bene nell’acqua. C’è da stare attenti, se si guardano le statistiche: secondo gli ultimi dati europei, il 30% delle infezioni ospedaliere è in qualche modo proprio legato all’acqua. Ed è sulla sicurezza e sulla gestione dei sistemi dell’acqua che deve concentrarsi la battaglia per tutelare i pazienti degli ospedali e delle strutture sanitarie dai rischi di infezione da legionella.

Legionella, convegno a Milano

Per approfondire tutte la varie problematiche legate a questo batterio e al risk management in generale, “Gadomed” e “Pessina Gestioni” hanno voluto dedicare oggi una giornata studio chiamando a raccolta tutti i vari specialisti che nei diversi ambiti sanitari studiano, analizzano e affrontano quotidianamente i rischi da infezioni da legionella.

Il convegno – organizzato negli spazi rinnovati degli ex Caselli daziari dell’Arco della Pace – è iniziato coi saluti dell’Assessore regionale al Welfare Giulio Gallera:

“Eventi come questi sono molto utili perché aiutano ad aumentare la consapevolezza negli operatori sanitari prima e poi nei cittadini dell’importanza delle prevenzione, anche in quelli che possono essere considerati dei dettagli ma che alla fine risultano dei passaggi fondamentali nella vita delle strutture sanitarie ma non solo. E noi in Lombardia l’abbiamo visto bene anche in occasione di questi casi di legionella delle scorse settimane”.

Allarme legionella protagonista di un convegno a Milano

Parola d’ordine: prevenzione

Ai Caselli daziari è intervenuto anche l’on. Federico Gelli, estensore della legge 24/2017 sulla riforma delle professioni sanitarie, che ha sottolineato come anche la legislazione sanitaria sia tutta orientata alla prevenzione e che si sta facendo molto per assicurare la protezione dei pazienti e degli operatori sanitari anche per prevenire il predominio della medicina difensiva, che tanti danni sta causando al sistema sanitario e non solo.

“Basta considerare le oltre 300 mila cause legali con richieste di risarcimento che sono state presentate negli ultimi anni. Anche per evitare la deriva legale che ha preso la medicina, tutto il sistema deve porre la massima attenzione alla prevenzione dei rischi sanitari e l’obiettivo della legge di riforma è stato proprio questo”, ha ribadito Gelli.

Progettare ospedali sicuri

Una prevenzione che deve partire fin dalla fase di progettazione e di realizzazione della struttura sanitaria. Questo l’elemento posto al centro della relazione di Maria Luisa Ricci che da vent’anni per l’Istituto Superiore di Sanità studia ed è in prima linea nella prevenzione delle infezioni da legionella. “La legionella si sviluppa all’interno degli impianti idrici – ha sottolineato – ma il suo sviluppo può avvenire in modalità del tutto inaspettate. Abbiamo visto che è successo addirittura che si sia sviluppata con impianti realizzati in parte utilizzando acciaio inox e parte in acciaio zincato. La prevenzione nei dettagli e nell’utilizzo degli impianti idrici è fondamentale. Bisogna partire fin dalla progettazione degli ospedali ben sapendo come poi saranno utilizzate le strutture e i rischi a cui vanno incontro”.

Allarme legionella protagonista di un convegno a Milano

Una sfida non facile

E proprio sul lato della costruzione delle strutture sanitarie è intervento anche Massimo Pessina, Presidente della Pessina Costruzioni, che ha condiviso come nella realizzazione delle moderne strutture sanitarie sia centrale l’innovazione tecnologica finalizzata a limitare le possibili interferenze che possono alterare e compromettere gli impianti utilizzati per le cure.

“Gli ospedali del futuro sono sempre più delle strutture complesse e sofisticate. Anche chi le realizza è impegnato a progettare soluzioni per creare dei luoghi in cui gli interventi e le cure specialistiche avvengano in ambiente quanto asettico e che elimini del tutto qualsiasi rischio di infezione per il paziente. E’ una sfida non facile ma cui siamo chiamati per migliorare ancora il livello delle prestazioni sanitarie”, ha concluso Pessina.

I NUMERI DELLA LEGIONELLA IN ITALIA

Nel nostro Paese esiste l’obbligo di segnalazione dei casi di legionellosi riscontrati, attraverso apposita notifica nella classe II (DM 15 dicembre 1990), nonché, fin dal 1983, è stato istituito un sistema di sorveglianza speciale che raccoglie informazioni dettagliate in un apposito Registro nazionale, che ha sede presso l’Istituto Superiore di Sanità (Iss).

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Nonostante questo, secondo il Centro Nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps) e il Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie e Immunomediate dell’Iss, che annualmente producono un rapporto sull’incidenza della malattia nel nostro Paese, il numero di casi è sottostimato sia per un mancato invio delle schede di segnalazione da parte dei sistemi sanitari locali che per una mancata diagnosi.

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Secondo i dati contenuti nel rapporto annuale sulla legionellosi in Italia, all’Iss nel 2015 sono pervenute complessivamente 1569 schede di sorveglianza relative ad altrettanti casi di legionellosi. Il 78% dei casi è stato notificato da 6 Regioni (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio e Piemonte), il 22% è stato notificato dalle rimanenti 14 Regioni e Province Autonome.

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L’incidenza della legionellosi in Italia nel 2015 è risultata pari a 25,8 casi per milione di abitanti, in lieve incremento rispetto all’anno passato (25,1/1.000.000), così come il numero assoluto di casi. Tuttavia, si osserva un gradiente Nord-Sud con valori pari a 38,9 casi per milione al Nord, 25,9 per milione al Centro e 8,5 per milione al Sud.

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Nello stesso anno i casi nosocomiali segnalati sono stati 82 (5,3% dei casi totali notificati), di cui 33 (40%) di origine nosocomiale confermata e 49 (60%) di origine nosocomiale probabile. L’83% dei casi nosocomiali sono stati notificati da Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio e nella Provincia Autonoma di Trento. Tali dati ufficiali risultano inferiori ai dati reali, ed è chiaro come l’incidenza sulla salute dei cittadini e sul sistema paese incida a tutti i livelli con le conseguenze che risultano facili da immaginare, sia sul profilo sociale che di responsabilità.

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